You only love me for the highlights
Do you ever wish you stayed? (Wish you stayed)
Do you ever turn around? (Turn around)
Do you ever wish you knew The person I am now?
Collect moments, not things
You only love me for the highlights
Do you ever wish you stayed? (Wish you stayed)
Do you ever turn around? (Turn around)
Do you ever wish you knew The person I am now?
Caro figlio mio,
voglio raccontare qui una storia di coraggio, una di quelle che mi ha lasciato senza parole e pieno di ammirazione. Sei ancora un bambino, hai solo nove anni, ma dimostri una forza e una maturità che mi ispirano profondamente.
Ricordo quando, lo scorso anno, hai preso la difficile decisione di lasciare la squadra della Cambiaghese, la squadra dei tuoi compagni di scuola, di tutti quelli che conoscevi bene. Passare all’Agrate significava uscire dalla tua comfort zone, una scelta dura a qualsiasi età, figuriamoci alla tua. Sapevi bene che lasciare la Cambiaghese avrebbe significato anche staccarti dai tuoi amici e abbandonare tutto ciò che avevi costruito in campo e fuori, ma l’hai fatto con coraggio, desideroso di crescere e metterti alla prova.
Quest’anno, però, ti sei superato. Non solo hai accettato di lasciare la sicurezza della tua vecchia squadra, ma hai deciso di affrontarla sul campo, nello scontro inevitabile di questa stagione. E non è stato affatto facile. La settimana precedente, hai subito ogni tipo di pressione: quasi tutta la scuola, con un pizzico di invidia, ti ripeteva che avresti perso. Quella degli adulti : “Ue Simo, sei pronto a perdere?” E non era solo una questione di parole: sapevi che avresti giocato con la squadra B dell’Agrate, non con la A, aumentando così la possibilità di perdere.
Per metterti un po’ di pace, ti ho persino dato una via d’uscita, una di quelle comode e rassicuranti. Ti ho detto che avrei potuto parlare con il mister per evitarti la partita, oppure avrei potuto chiedere di inserirti nella squadra A. Ma tu, con una maturità che mi ha stupito, hai scelto di non scappare, di non cercare scorciatoie. Hai voluto affrontare tutto di petto, con il coraggio che serve per essere un vero campione e, ancora di più, per essere una persona che crede in se stessa, e questo caro figlio mio, ti servirà nella vita !
E così hai giocato. Non solo hai dato il massimo, ma l’hai fatto con una grinta straordinaria, in un ruolo che nemmeno era il tuo. Hai chiuso l’incontro con un clamoroso 8-1, senza mai perdere il rispetto per i tuoi avversari, i tuoi vecchi compagni. Hai festeggiato con misura, senza infierire, mostrando rispetto anche nei giorni seguenti. Hai dimostrato che il vero coraggio non sta solo nel vincere, ma anche nel saper rispettare gli altri, soprattutto quando si vince.
Chissà come sarebbe andata se fosse successo il contrario. Ma quello che conta, oggi, è che hai imparato una lezione che ti servirà per tutta la vita: il coraggio di credere in te stesso e di accettare le sfide, sapendo che a volte il risultato è meno importante del percorso che hai scelto di fare. Sono orgoglioso di te, figlio mio.
Un’anima già stanca che ha perso l’incanto della giovinezza: è una riflessione sul peso dell’esperienza e sulla consapevolezza amara che, con il tempo, la vita può svuotare di significato ciò che un tempo sembrava vibrante e promettente. Questa stanchezza non è solo fisica, ma profondamente esistenziale, il sintomo di chi ha smesso di credere in sogni o illusioni. Succede a molti man mano che crescono: dopo tante delusioni, è difficile continuare a vedere i colori nella vita. Eppure, quei colori sono sempre lì, anche se a volte li ignoriamo o ci sembra più facile crogiolarci nel cinismo che li oscura.