“wave goodbye to the end of beginning”. Questo suggerisce un addio all’inizio di un capitolo della vita, con la consapevolezza che tutto ha una fine, ma anche la speranza per un nuovo inizio.
Infine, il bridge, con la frase “You take the man out of the city, not the city out the man”, mi ha fatto riflettere sul fatto che possiamo lasciare un luogo o un’esperienza, ma le lezioni che abbiamo imparato e le esperienze che abbiamo vissuto rimarranno con noi per sempre.
Quando ascolto la frase “Some people say it’s just rock and roll, Oh but it gets you right down to your soul”, mi ritrovo completamente d’accordo. La musica ha questo potere unico di scendere nel profondo di noi stessi, di toccare le corde più intime dell’anima e di connetterci in modo profondo e autentico con la nostra essenza. È una delle ragioni per cui la musica ha un impatto così significativo sulla nostra vita e sulle nostre esperienze.
I was riding, I was riding home The sun, the sun, the sun was rising from the field
I got a feeling I just can’t shake I got a feeling that just won’t go away You’ve got to just keep on pushing Keep on pushing it Push the sky away
And if your friends think that you should do it different And if they think that you should do it the same You’ve got to just keep on pushing Keep on pushing Push the sky away
And if you feel you got everything you came for If you got everything and you don’t want no more You’ve got to just keep on pushing Keep on pushing Push the sky away
Some people say it’s just rock and roll Oh but it gets you right down to your soul You’ve got to just keep on pushing Keep on pushing Push the sky away
You’ve got to just keep on pushing Keep on pushing Push the sky away
Oggi è uno di quei giorni. Uno di quei giorni in cui tutto viene messo in discussione, anche i capisaldi delle mie certezze. Una tensione sottile scatta in fondo a me, spingendomi ad esaminare le fondamenta delle mie convinzioni, a capire se sono vere e solide o se sono state costruite su fragili basi. E’ come se mi facessi l’esame: la prova del nove. Mi rifugio nel passato, ricordando le persone che hanno attraversato la mia vita, cercando risposte e conferme.
Nel flusso dei pensieri, una frase letta sul corriere che mi ha colpito particolarmente: “L’amore per una persona finisce davvero quando t’innamori di nuovo di un’altra”. Ma non riesco a farlo. Non solo non ci riesco, ma mi sto negando la possibilità stessa che ciò accada. Sto impedendo sin dal nascere la possibilità che un nuovo amore sbocci e prenda il sopravvento. Mi rendo conto che sto lasciando andare anche me stesso, fisicamente, perché non sento più l’importanza che una volta attribuivo a tutto ciò.
La canzone, che accompagna questa giornata, si fonde con questi pensieri e mi conferma che, nonostante gli sforzi, sono ancora profondamente ferito. Sono broken come le note che risuonano nelle orecchie, ma che mi sembrano così familiari. In una sorta di dedica personale, mi immergo nelle parole e nelle emozioni che mi fa provare.
Meditando ancora, mi rendo conto che il mio cuore non ha ancora iniziato appieno il suo processo di guarigione. Le ferite che porto sono ancora aperte. Mi chiedo come sia ancora possibile provare affetto per questa persona e sentirne la mancanza, ma allo stesso tempo mi rendo conto che forse tutto ciò è solo il frutto della mia mente. L’idea di una persona che non so più se sia reale si mescola con i ricordi. Mi sento in ricerca di un senso di chiarezza e di una profonda comprensione di me stesso e delle scelte che ho compiuto. Dei giorni mi sembrano perfette, altri mi soffocano e mi stritolano e sento urlare dentro.
Trovo conforto nella consapevolezza che è normale sentirsi così. È importante concederci il tempo di guarire, di metabolizzare le delusioni e di ricostruire le fondamenta. Sono rotto, sì, ma questa rottura può diventare una chiave per riscoprire il mio vero io, per cercare la felicità e trovare un equilibrio rinato.
D’altronde, tutta la mia vita è frutto di un grande rottura.
Quindi, oggi dedico questa giornata a me stesso. Mi immergo nella musica che mi culla e mi lascio trasportare dalle emozioni che risuonano. Almeno ora è tuto sotto controllo, fanno male ma non troppo. Affronto il difficile esame delle mie certezze, senza paura di metterle in discussione, perché solo così potrò ricostruire una versione più forte e autentica di me stesso. Il percorso di guarigione continua, e oggi ho il coraggio di abbracciare la mia fragilità e la possibilità di trovare una nuova forma di felicità.
Perché le relazioni si raffreddano? Cosa fa “Perdere la grazia”? Perché cadi nella routine? In realtà non si raffreddano, si trasformano. Il fuoco della passione dà spazio all’affetto. L’ammirazione non è più per la bellezza e il potere, ma per l’essenza. Le cene frequenti cedono il posto alla TV e al divano. Le dimostrazioni diventano gesti. Hai presente quella volta che ti ha detto di non dimenticarti la giacca o ti ha ricordato qualcosa di importante? È l’amore che si manifesta sotto forma di cura. Nessun altro deve inscenare la perfezione. Ci saranno molte discussioni. Il ti amo non sarà più una sorpresa, ma sarà speciale come lo era la prima volta. Il problema è che non tutti sono pronti a vivere in un territorio edile, affettuoso e leggero. Alcuni non riescono a gestire lo stare accanto a qualcuno. Che ironia, eh? Scegliere di avere un compagno significa sapere che i problemi dell’altro contano anche per te. Che gli abbracci non possono smettere di esistere, che le attenzioni non sono mai troppe. Che i baci possono ancora essere caldi. Che i messaggi e le sorprese saranno sempre essenziali. Che possiamo imparare che ciò che scegliamo di costruire insieme può essere in grado di vincere ogni cambiamento. Basta volerlo.
C’è chi è destinato a cambiare sempre, non lo giudico ma difficilmente troverà pace
Conoscete “Il recinto a otto pareti”? Fin da bambini noi impariamo a scomparire dentro noi stessi. A erigere mura inviolaboli dentro cui viviamo quando abbiamo bisogno. Dovrete addestrare voi stesso ad ascoltare, senza sentire. Per esempio, potete ascoltare il suono di fiori che cadono o di rocce che crescono. Se veramente ascoltate, allora di sicuro il presente svanisce. Non fatevi incantare dalla nostra amabilità, dai nostri inchini o dai cerimoniali. Sotto a questo possiamo trovarci a grande distanza, soli… e sicuri.
Il “recinto a otto pareti” simboleggia l’isolamento autoimposto e la difesa contro le intrusioni esterne, contro i pensieri ossessivi
Fin da bambini, i giapponesi vengono educati a scomparire in loro stessi. A erigere mura, a costruire alte fortificazioni dietro le quali nascondersi quando è necessario.
È una sorta di gabbia invisibile quella nella quale crescono. Una prigione dell’anima. Un recinto a otto pareti nel quale accucciarsi per sfuggire al presente. La meditazione, l’ascolto, la riflessione, servono alla mente e al corpo per presidiare i crucci del presente e sormontarli. Nella pazienza di “ascoltare senza sentire” – virtù sconosciuta agli europei – risiede la forza per guardare al domani con fiducia. Per camminare a testa alta nella vita. John Blackthorne è comprensibilmente disorientato dal mondo che lo circonda. Tradizioni, consuetudini e leggi incomprensibili lo tengono imprigionato in quella terra. Ma, allo stesso tempo, esercitano su di lui un oscuro fascino.
Nella pazienza di “ascoltare senza sentire” – una virtù sconosciuta alla mia cultura occidentale – ho trovato la forza di guardare al domani con fiducia, di camminare a testa alta nella vita.
Qualche giorno fa, su suggerimento di Simone, mio figlio piccolo, ho deciso di immergermi nuovamente nel mondo di Kung Fu Panda. Mentre ci prepariamo per vedere il quarto capitolo al cinema, mi sono reso conto di quanto questa serie animata abbia un significato speciale per me. Amo profondamente Kung Fu Panda, non solo per la sua trama avvincente e i personaggi affascinanti, ma anche per i ricordi e i legami che porta con sé.
C’è qualcosa di magico nei cartoni animati che affondo nel mio cuore. Sono cresciuto con storie di avventura e coraggio, da “La Spada nella Roccia” a “Mulan”, e ogni volta che torno a questi mondi, sento un’energia rinnovata, un’ispirazione che mi spinge a credere in me stesso e nei miei sogni, che mi connette profondamente al bambino dentro me.
Kung Fu Panda è speciale perché parla di accettazione di sé, di superare le proprie insicurezze e trovare la forza interiore. Nel primo film, il tema centrale è che il destino è ciò che noi facciamo, non qualcosa di predeterminato. Questo messaggio diventa ancora più forte quando per caso, proprio nel giorno della festa del papà vediamo proprio kung du panda 2 : il tema del rapporto padre-figlio è toccante e non è una caso no ? Non può esserelo.
Mi sono ritrovato ad empatizzare profondamente con Po mentre affronta il suo passato e cerca di capire chi è veramente. Il legame con suo padre adottivo, papà papera, è tenero e commovente, e mi ha fatto riflettere sui legami familiari nella mia vita, il mio essermi sentito abbandonato ed in fondo adottato.
Una scena che mi ha particolarmente colpito è quando Po sceglie di non vendicarsi, anche se Shen potrebbe aver preso la vita dei suoi genitori. Questo atto di perdono e compassione parla del cuore puro di Po, e mi ha fatto riflettere sulla mia propria capacità di lasciar andare l’odio e abbracciare l’amore.
Le parole di odio che mi sono state rivolte, le ferite emotive che ho provato, sono parte del mio viaggio. Ma così come Po sceglie la via della pace interiore, anch’io cerco di trovare la serenità attraverso l’amore e la comprensione.
Se penso ad i legami in questo film sicuramente penso al fatto che mi sono state rivolte parole d’odio in più forme e non lascio che mi feriscano. “Tu non mi conosci più, non sai più chi sono”, è stato detto come se l’amore profondo che provavo per quella persona fosse stato negato, come se il legame che avevamo condiviso non contasse più, ne fosse contato in quanto quella persona non c’era più. E quando ho sentito “Si vedeva che stavo proprio male in quel periodo perché non sei neanche il mio tipo”, non perchè ci credessi ma perchè una persona che diceva di tenerci colpisce dove sa proprio di colpire: sulle mie insicurezze. Allora che amore è ? Mentre io le auguro il meglio ad esempio.
Mi rendo conto che non è attraverso l’odio che troverò pace. Proprio come Po ha scelto di non vendicarsi, anch’io scelgo di non lasciare che l’odio prenda il sopravvento. Il legame che ho con queste persone, sia che abbiano amato e poi lasciato o abbiano scelto di rivolgermi parole crude, è parte del mio percorso: è parte del nostro percorso.
Forse, proprio come dice il film, non esiste il caso. Eravamo destinati ad incrociarci, a condividere momenti di amore e di dolore. Ma attraverso questi incontri, abbiamo imparato e siamo cresciuti. Ecco perché scelgo di concentrarmi sull’amore, sulla compassione e sul perdono. Perché è solo attraverso l’amore che possiamo trovare la vera pace interiore.