Autore: Luigi Molinaro
Lontani ed uniti
Save me
it’s time
Anche Lei
“Anche lei, se ne rendeva conto solo adesso, aveva avuto il bisogno di coperture, di percepirsi sempre impegnata, per evitare di confrontarsi col vuoto che sentiva.”
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Al i want
Nonno
L’Incontro nel Sogno
Il caldo estivo si era fatto intenso, e la notte del 15 agosto portava con sé un’atmosfera magica.
Mentre i bimbi come sempre giocavano in spiaggia e si preparavano a gustarsi la notte di San Lorenzo invitarono anche me a desiderare qualcosa con i loro occhi sognanti, qualora avessi visto una stella cadente. Mi rendevo conto che da adulto la magia era diventata un concetto difficile da abbracciare. Le delusioni e le ferite del passato avevano in qualche modo smorzato la mia capacità di credere nell’inaspettato, ma accettai, d’altronde come fai a dire di no ?
Quella notte, mentre seduto al mio solito posto, dotato di cuffie e mentre sorseggiavo il mio bel gin tonic, qualcosa di meraviglioso accadde: all’improvviso, come una splendida apparizione, una stella cadente attraversò il cielo. Era bellissima luminosa, piena, bianca.
Dopo aver ammirato una stella cadente nel cielo, un desiderio si era impossessato di me: quello di poter parlare con lei. Me ne sono vergognato. Nonostante le difficoltà e il fatto che mi avesse bloccato ovunque, nutrivo ancora un profondo sentimento per lei. Avevo bisogno di chiudere i conti in sospeso, di trovare un modo per esprimere ciò che ancora covava nel mio cuore.
Era un pensiero che mi perseguitava, eppure provavo un senso di vergogna a lasciarlo emergere pienamente. Mi sentivo come un malato, una persona con una fissazione irrazionale. Mi tornarono in mente quelle parole così taglienti (Non capisco questo accanimento. Tu non mi conosci.) Dentro di me sapevo che ognuno ha i suoi tempi, i propri modi di affrontare e superare le emozioni del passato. Era normale pensare a lei, anche se il nostro amore era finito e le distanze si erano fatte insormontabili.
Quella notte, tuttavia, mi riservò una sorpresa inaspettata.
Mentre il sonno mi avvolgeva, mi ritrovai in un sogno meraviglioso.
Mi trovavo a Milano, la città in cui tanto tempo prima avevamo vissuto tante emozioni insieme. Era una giornata autunnale, e decisi di prendere un tram, forse andavo a lavoro, non lo so, ma sicuramente l’atmosfera era quelle dello spostamento mattutino, il bel caos Milanese. Salii a bordo di uno di quei vecchi tram degli anni ’30, il loro caratteristico scricchiolio riportò alla mente i ricordi di un’epoca passata. L’odore del legno.
Ero seduto al centro del tram, sentivo la musica della ferraglia. Leggevo. E poi, accadde qualcosa di incredibile: tra le persone la vidi, era lei. Il cuore si fermò.
I nostri sguardi si incrociarono, e in quell’istante sentii l’emozione avvolgermi come un abbraccio caloroso. Era un incontro improvviso, un riavvicinamento del destino. Non potevo credere ai miei occhi, era come se il sogno si stesse materializzando davanti a me.
Non c’era bisogno di parole, perché in quel sogno i nostri occhi si raccontavano tutto. Erano pieni di nostalgia, di dolcezza e anche di una strana forma di rispetto reciproco. In silenzio, ci guardavamo intensamente, come se cercassimo di recuperare il tempo perduto. Era un momento di riconciliazione, di comprensione mutua, nonostante tutte le difficoltà che avevamo vissuto. L’odio e le incomprensioni. Come spesso quando la sogno, non parliamo.
Poi, il tram si fermò e lei prese coraggio. Decise di scendere, lasciando il passo libero a un nuovo inizio. Ci guardammo ancora, e un sorriso si dipinse sul suo volto. Era un sorriso sincero, carico di significato. Mi salutò da lontano, muovendo la mano. Quel gesto semplice eppure carico di significato mi lasciò senza parole. Non c’era bisogno di spiegazioni o di rancori passati, quel sorriso rappresentava la più pura e autentica connessione tra due persone che, in un modo o nell’altro, si erano amate.
Si sono amate vero ? Era vero tutto quello che sentivo ?
Quando mi svegliai, mi resi conto che tutto era stato solo un sogno. Ma non potevo fare a meno di sorridere, perché avevo finalmente trovato la pace interiore che cercavo. Quel sogno mi aveva regalato un momento di riconciliazione, di ritrovata armonia con me stesso e con lei.
Quella notte, lei, che tanto mi aveva odiato, aveva scelto di scendere dal tram dei miei pensieri, lasciando spazio alla speranza di un futuro diverso. Un futuro in cui potremmo ritrovarci, senza rancori, per percorrere nuovi cammini, consapevoli del rispetto che ci lega e dell’amore che abbiamo condiviso.
Purtroppo quella bella sensazione si è affievolita, come sempre.
Quel sogno, in qualche modo, mi aveva concesso un breve sfogo. Mi aveva permesso di rivivere, seppur solo per un istante, l’emozione di poterla rivedere dopo tanto tempo. Era stato come un raggio di luce nella mia solitudine, un attimo di dolcezza e nostalgia che aveva colmato un vuoto che sembrava incolmabile.
Ma la realtà si faceva strada con forza, e il peso della nostra storia incompiuta si faceva sentire. Avevo desiderato ardentemente poterle parlare, poterle spiegare le mie ragioni, ma sapevo che tutto ciò era solo frutto della mia fantasia. Lei mi aveva bloccato su tutti i social, mi aveva cancellato dalla sua vita digitale e, in qualche modo, anche dalla sua vita reale.
Mi vergognavo di quel desiderio irrefrenabile di riavvicinarmi a lei, di spiegare ciò che ancora covava nel mio cuore. Mi sentivo debole, impotente di fronte al suo silenzio e alla sua volontà di allontanarsi. Era come se fossi imprigionato in un limbo, incapace di liberarmi da quel senso di inadeguatezza e di rimpianto che mi attanagliava.
Non riesco ad andare avanti.
Eppure, sapevo che ognuno ha i propri tempi per elaborare le ferite e superare i dolori. Quel pensiero mi confortava e mi spronava a prendere consapevolezza dei miei sentimenti, delle mie emozioni. Era importante accettare la mia vulnerabilità, senza giudicarmi, perché solo così avrei potuto iniziare a guarire.
Quel sogno, con tutto il suo carico emotivo, mi ricordava che la strada per la guarigione era lunga e tortuosa. Non potevo forzare il destino o aspettarmi che le cose tornassero come prima. Dovevo accettare che il mio cammino e il suo si erano separati, e che il tempo avrebbe fatto il resto.
Così, con la consapevolezza che ognuno ha il proprio percorso di guarigione, mi ripromisi di onorare il mio tempo, di lasciare che le ferite si rimarginassero lentamente. Non dovevo vergognarmi di pensare a lei, perché era una parte importante del mio passato. Ma dovevo imparare a guardare avanti, a costruire una nuova vita, ricca di esperienze e di opportunità, che avrebbe potuto regalarmi nuove emozioni e, forse, un nuovo amore.
“Oh, simple thing, where have you gone? I’m getting old, and I need something to rely on.” Mi resi conto che, anche se è ormai lontana, aveva lasciato un vuoto nel mio cuore che dovevo colmare con qualcosa di nuovo, qualcosa in cui poter confidare.
E così, con una fioca luce di speranza nel cuore, mi accorsi che il mio percorso di guarigione era appena iniziato. Ogni passo che avrei fatto, anche se piccolo e incerto, mi avrebbe portato verso una nuova versione di me stesso, più forte e consapevole delle mie emozioni e dei miei desideri.
Che fatica.