Autore: Luigi Molinaro
Microservice RoadMap
miss your love
Chissà se ne ridi
non arriva neanche un po’ di musica quando qui manchi tu.
“Perché a volte è così. Sarà anche un giorno di Dicembre, sarà anche che fuori senti i bar fare rumore ma il tuo unico interesse è scrivere sul bordo di una finestra appannata. Un cuore.
Ogni volta ti sorprendi di quanto può far male. Per un paio di canzoni. Solo per cantare un po’.
Circondarsi di persone sbagliate e poi rimanerne imprigionato, trasformare l’energia in odio, l’odio in supplica, la supplica in un silenzio stanco e pieno.
Guardarsi indietro e sperare di non aver fatto, magari inconsciamente, lo stesso male subito. E se così fosse, sperare di poter chiedere scusa e grattarsi via di dosso tutto lo sporco della cattiveria.
Raccontare se stessi è raccontare gli altri: chi hai incontrato e chi avresti voluto conoscere. E a volte perdersi.
L’amore e le sue carezze ti permettono di guardare tutto con una messa a fuoco perfetta. E apprezzare e sorridere e ringraziare.
Gli schiaffi, invece, ti buttano la faccia per terra e la tua vista viene molestata da uno schianto di immagini troppo confuse. E non sai più dove sei.
E allora ritrovare il proprio fuoco, il proprio centro. E ricominciare.
E intanto scrivere sul bordo di una finestra. Solo cantando un po’.”
Ho ritrovato questi appunti l’altro giorno e ho capito che forse è arrivato il momento di arrestare per un po’ la corsa. Sono in quella fase in cui tutto potrebbe essere ma ancora non è. Nell’ultimo periodo ho lasciato troppo spazio a persone sbagliate del mio passato e adesso devo riprendere in mano le chiavi di casa. Sì, sono sparito un po’. Mi sono nascosto dal mondo per proteggermi.
Ho fatto uno sbaglio imperdonabile però: ho confuso la ricerca di protezione con la paura. E mi sono nascosto per paura.
Basta finti sorrisi e parole non dette. Basta con tutti quei “era meglio parlarci”.
Amare. Ma amare significa amare gli sbagli. Tutti gli sbagli. E ora voglio solo amare il mio essere così sbagliato.
Learning
Do you suffer from Imposter Syndrome? Always believing that you must be completely knowledgeable before acting? Adjust your viewpoint.
Us
😌
Learn to walk again
A million miles away
Your signal in the distance
To whom it may concern
I think I lost my way
Getting good at starting over
Every time that I return
Un milione di miglia di distanza
Il tuo segnale in lontananza
A chi può interessare
Credo di aver perso la mia strada
Sono bravo a ricominciare
Ogni volta che torno
I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough
Where do I begin?
Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Sto imparando a parlare di nuovo
Non vedi che ho aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Do you remember the days
We built these paper mountains
And sat and watched them burn
I think I found my place
Can’t you feel it growing stronger
Little conquerors
Ti ricordi i giorni
Che abbiamo costruito queste montagne di carta
E ci siamo seduti a guardarle bruciare
Penso di avere trovato il mio posto
Non lo senti crescere più forte
Piccolo conquistatore
I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Sto imparando a parlare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Now
For the very first time
Don’t you pay no mind
Set me free again
Adesso
Per la prima volta
Non pagare nessun giudizio
Lasciami libero di nuovo
To keep alive a moment at a time
But still inside a whisper to a riot
To sacrifice but knowing to survive
The first to climb another state of mind
I’m on my knees, I’m waiting for a sign
Forever, whenever
I never wanna die
I never wanna die
I never wanna die
I’m on my knees
I Never wanna die
I’m Dancing on my grave
I’m Running through the fire
Forever, whenever
I Never wanna die
I Never wanna leave
I Never say goodbye
Forever, whenever, Forever, whenever
Mantieni vivo un momento alla volta
Ma tieni ancora dentro un sussurro di rivolta
Da sacrificare ma sapendo di sopravvivere
Il primo a trovare un altro stato d’animo
Io sono in ginocchio, ti sto aspettando per un segno
Per sempre
Non voglio morire
Non voglio morire
Non voglio morire
Io sono in ginocchio
Non voglio morire
Sto danzando sulla mia tomba
Sto correndo attraverso il fuoco
Per sempre, ogni volta
Non voglio morire
Non voglio lasciare
Mai dire addio
Per sempre, ogni volta
I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough
Where do I begin?
Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Sto imparando a parlare di nuovo
Non vedi che ho aspettato abbastanza
Da dove comincio?
I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough
Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Sto imparando a parlare di nuovo
Non vedi che ho aspettato abbastanza
paradosso di Grelling
Il paradosso di Grelling fu proposto dal logico e filosofo tedesco Kurt Grelling nel 1908.
Gli aggettivi che si descrivono da soli sono detti autologici (MAIUSCOLO ad esempio).
Gli aggettivi che non si descrivono da soli sono detti eterologici (giallo ad esempio).
Perciò un qualunque aggettivo sarà eterologico o autologico.
Il paradosso sorge se ci soffermiamo sull’aggettivo eterologico; infatti questo termine è eterologico o autologico?
Se l’aggettivo eterologico fosse autologico, per la definizione di autologicità si dovrebbe riferire a se stesso, e quindi dovrebbe essere eterologico.
Se invece l’aggettivo eterologico fosse eterologico, per la definizione di eterologicità non si dovrebbe riferire a se stesso, e quindi dovrebbe essere autologico.
In entrambi i casi si ha una contraddizione, perciò l’aggettivo eterologico è autologico se e solo se è eterologico.