Mi ritrovo immerso in un profondo silenzio interiore, mentre le parole del testo risuonano nel mio intimo. Mi chiedo come mai e le ragioni per cui talvolta devo entrare in contatto con queste sensazioni, come se ci fosse qualcosa sotterrato nel mio cervello che periodicamente emerge, richiedendo attenzione.
Ricordi, emozioni, esperienze che abbiamo scelto di nascondere, di seppellire nel tentativo di preservarci o di allontanarci dal dolore che potrebbero suscitare. Sono frammenti di un passato che ci appartiene, ma che talvolta evitiamo di affrontare.
Nel profondo dell’anima, affiora un’altra verità. La violenza, con le sue fauci insaziabili, è entrato pervasivamente nel mio essere, lasciando cicatrici invisibili ma profonde. È una forza distruttiva che cerco costantemente di contrastare, una marea di rabbia che brucia dentro di me.
Per contrastarla vivo spesso in un non Luigi che è diventato sempre meno aggressivo, sempre più calmo e con il desiderio di non accendere mai attriti. Attrito, discussione, rabbia, violenza. All’improvviso.
La violenza, sia essa fisica o emotiva, ha il potere di sconvolgere l’equilibrio della nostra esistenza. Essa si insinua nelle pieghe della nostra mente, mina la nostra capacità di fidarci, di amare, di sperare. Ed è in quel buio, in quelle profondità oscure, che dobbiamo affrontare una scelta.
Ma la lotta non è priva di sfide. La rabbia può bruciare dentro di me come una fiamma incontrollabile, spingendomi verso l’impulso di rispondere con la stessa violenza che combatto. È qui che devo trovare la forza interiore per canalizzare quella rabbia in azioni positive.
E mentre affronto questa lotta, tengo saldo il ricordo di quelle parole, che siano la forza che mi spinge avanti: “In this river all shall fade to black, ain’t no coming back.”
there is no way back