Learn to walk again

A million miles away
Your signal in the distance
To whom it may concern
I think I lost my way
Getting good at starting over
Every time that I return

Un milione di miglia di distanza
Il tuo segnale in lontananza
A chi può interessare
Credo di aver perso la mia strada
Sono bravo a ricominciare
Ogni volta che torno

I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough
Where do I begin?

Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Sto imparando a parlare di nuovo
Non vedi che ho aspettato abbastanza
Da dove comincio?

Do you remember the days
We built these paper mountains
And sat and watched them burn
I think I found my place
Can’t you feel it growing stronger
Little conquerors

Ti ricordi i giorni
Che abbiamo costruito queste montagne di carta
E ci siamo seduti a guardarle bruciare
Penso di avere trovato il mio posto
Non lo senti crescere più forte
Piccolo conquistatore

I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?

Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Sto imparando a parlare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?

Now
For the very first time
Don’t you pay no mind
Set me free again

Adesso
Per la prima volta
Non pagare nessun giudizio
Lasciami libero di nuovo

To keep alive a moment at a time
But still inside a whisper to a riot
To sacrifice but knowing to survive
The first to climb another state of mind
I’m on my knees, I’m waiting for a sign
Forever, whenever
I never wanna die
I never wanna die
I never wanna die
I’m on my knees
I Never wanna die
I’m Dancing on my grave
I’m Running through the fire
Forever, whenever
I Never wanna die
I Never wanna leave
I Never say goodbye
Forever, whenever, Forever, whenever

Mantieni vivo un momento alla volta
Ma tieni ancora dentro un sussurro di rivolta
Da sacrificare ma sapendo di sopravvivere
Il primo a trovare un altro stato d’animo
Io sono in ginocchio, ti sto aspettando per un segno
Per sempre
Non voglio morire
Non voglio morire
Non voglio morire
Io sono in ginocchio
Non voglio morire
Sto danzando sulla mia tomba
Sto correndo attraverso il fuoco
Per sempre, ogni volta
Non voglio morire
Non voglio lasciare
Mai dire addio
Per sempre, ogni volta

I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough
Where do I begin?

Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Da dove comincio?
Sto imparando a parlare di nuovo
Non vedi che ho aspettato abbastanza
Da dove comincio?

I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough

Sto imparando a camminare di nuovo
Credo di aver aspettato abbastanza
Sto imparando a parlare di nuovo
Non vedi che ho aspettato abbastanza

paradosso di Grelling

Il paradosso di Grelling fu proposto dal logico e filosofo tedesco Kurt Grelling nel 1908.

Gli aggettivi che si descrivono da soli sono detti autologici (MAIUSCOLO ad esempio).

Gli aggettivi che non si descrivono da soli sono detti eterologici (giallo ad esempio).

Perciò un qualunque aggettivo sarà eterologico o autologico.

Il paradosso sorge se ci soffermiamo sull’aggettivo eterologico; infatti questo termine è eterologico o autologico?

Se l’aggettivo eterologico fosse autologico, per la definizione di autologicità si dovrebbe riferire a se stesso, e quindi dovrebbe essere eterologico.

Se invece l’aggettivo eterologico fosse eterologico, per la definizione di eterologicità non si dovrebbe riferire a se stesso, e quindi dovrebbe essere autologico.

In entrambi i casi si ha una contraddizione, perciò l’aggettivo eterologico è autologico se e solo se è eterologico.

Mille pezzi

” Lloyd,mi sento fragile “
” Per quale ragione,sir? “
” Non lo so,ma ho l’impressione di poter andare in mille pezzi da un momento all’altro “
” Sir,anche l’oceano,divenendo pioggia,si separa in mille gocce. Eppure nessuno pensa che sia fragile “
” Questo cosa significa, Lloyd? “
” Che la fragilità, sir, non è perdere la propria forma. Ma non accettare di averne altre “
” Grazie mille, Lloyd “
” Prego,sir “

Ikigai (生き甲斐)

Ikigai” è un termine giapponese che non è traducibile in italiano ma visto che “Iki” vuol dire “esistenza” e “gai” è utilizzato per indicare lo “scopo“, possiamo dire che significhi “lo scopo della vita“.

Sia da un punto di vista astratto sia da un punto di vista pratico: qual è la tua motivazione quando ti alzi al mattino? Perché fai quello che fai ogni singolo giorno? In che modo stai valorizzando il tuo tempo su questa Terra?

Per i giapponesi, ad esempio, la pensione è deprimente se intesa come un periodo della vita in cui non si fa più nulla. Per loro ogni singola giornata dev’essere dedicata a fare qualcosa, a dare uno scopo alla propria vita, appunto. Una giornata nella quale non si fa nulla è una giornata sprecata, ecco perché i giapponesi fanno attività fisica fino ad età apparentemente assurde e trovano sempre il modo di occupare il tempo con qualcosa di concreto.

Tralasciando la differente mentalità, trovo che il concetto di Ikigai sia molto affascinante e utile specialmente per noi occidentali, spesso tormentati da dubbi esistenziali a cui non riusciamo a trovare una risposta. Uno su tutti: qual è lo scopo della mia vita?

IKIGAI, OVVERO LO SCOPO DELLA TUA VITA

Da sempre l’essere umano si interroga su quale sia lo scopo della sua presenza su questa terra. Un tempo erano riflessioni per pochi, perché la maggior parte della popolazione viveva per lavorare e arrivava alla sera troppo stanca per pensare a tutto ciò. Oggi, invece, la situazione è ben diversa: nel mondo occidentale la maggior parte delle persone ha il tempo, l’educazione, le possibilità e gli strumenti per pensare al senso della vita.

Così succede che in moltissimi inizino a chiedersi se il loro scopo sia quello di lavorare ogni giorno dal lunedì al venerdì per otto ore svolgendo un’attività detestabile e avvilente. Oppure quello di passare tutta la vita nello stesso luogo a fare le stesse cose, con il pilota automatico, consumando il tempo.

Sono riflessioni difficili ma necessarie per iniziare a costruirsi una vita felice. Prima devi capire se quello che stai facendo è giusto per te e per il tuo benessere emotivo. Se non è così, devi cambiare e muoverti in un’altra direzione.

Il problema è che moltissime persone si bloccano al primo step: sanno di essere infelici ma non sanno cosa dovrebbero fare per cambiare la situazione. Non conoscono il loro Ikigai, la loro ragione d’essere.

I 4 PUNTI DEL METODO IKIGAI

Oltre ad essere un concetto affascinante e che fa riflettere, l’Ikigai è anche un metodo pratico per capire qual è lo scopo della tua vita. È infatti l’intersezione di 4 elementi:

  • ciò che ami fare
  • ciò in cui sei bravo
  • ciò che può apportare un cambiamento positivo al mondo
  • ciò con cui puoi guadagnarti da vivere.

TROVA IL TUO IKIGAI E TROVERAI LA TUA FELICITÀ

Ovviamente ognuno di noi ha un proprio Ikigai, che si trova intersecando quelle quattro aree menzionate in precedenza.

Ad esempio, conosco una ragazza che vive per il mare. Toglile il mare e sarà infelice. Nello specifico, il suo Ikigai è fare immersioni: è ciò che le piace, è ciò che sa fare, le consente di promuovere un turismo marittimo sostenibile e di ripulire i mari in cui si immerge (effetto positivo sul mondo) e infine è il suo lavoro (ha una scuola di immersioni).

Qual è il mio ?
Ho sempre pensato fosse fare informatica. Lo è ?