Amore per sempre

Perché le relazioni si raffreddano?
Cosa fa “Perdere la grazia”?
Perché cadi nella routine?
In realtà non si raffreddano, si trasformano.
Il fuoco della passione dà spazio all’affetto.
L’ammirazione non è più per la bellezza e il potere, ma per l’essenza.
Le cene frequenti cedono il posto alla TV e al divano.
Le dimostrazioni diventano gesti.
Hai presente quella volta che ti ha detto di non dimenticarti la giacca o ti ha ricordato qualcosa di importante?
È l’amore che si manifesta sotto forma di cura. Nessun altro deve inscenare la perfezione.
Ci saranno molte discussioni.
Il ti amo non sarà più una sorpresa, ma sarà speciale come lo era la prima volta.
Il problema è che non tutti sono pronti a vivere in un territorio edile, affettuoso e leggero. Alcuni non riescono a gestire lo stare accanto a qualcuno.
Che ironia, eh?
Scegliere di avere un compagno significa sapere che i problemi dell’altro contano anche per te.
Che gli abbracci non possono smettere di esistere, che le attenzioni non sono mai troppe.
Che i baci possono ancora essere caldi.
Che i messaggi e le sorprese saranno sempre essenziali.
Che possiamo imparare che ciò che scegliamo di costruire insieme può essere in grado di vincere ogni cambiamento.
Basta volerlo.

C’è chi è destinato a cambiare sempre, non lo giudico ma difficilmente troverà pace

Recinti ad 8 pareti

Conoscete “Il recinto a otto pareti”? Fin da bambini noi impariamo a scomparire dentro noi stessi. A erigere mura inviolaboli dentro cui viviamo quando abbiamo bisogno. Dovrete addestrare voi stesso ad ascoltare, senza sentire. Per esempio, potete ascoltare il suono di fiori che cadono o di rocce che crescono. Se veramente ascoltate, allora di sicuro il presente svanisce. Non fatevi incantare dalla nostra amabilità, dai nostri inchini o dai cerimoniali. Sotto a questo possiamo trovarci a grande distanza, soli… e sicuri.

Il “recinto a otto pareti” simboleggia l’isolamento autoimposto e la difesa contro le intrusioni esterne, contro i pensieri ossessivi

Fin da bambini, i giapponesi vengono educati a scomparire in loro stessi. A erigere mura, a costruire alte fortificazioni dietro le quali nascondersi quando è necessario.

È una sorta di gabbia invisibile quella nella quale crescono. Una prigione dell’anima. Un recinto a otto pareti nel quale accucciarsi per sfuggire al presente. La meditazione, l’ascolto, la riflessione, servono alla mente e al corpo per presidiare i crucci del presente e sormontarli. Nella pazienza di “ascoltare senza sentire” – virtù sconosciuta agli europei – risiede la forza per guardare al domani con fiducia. Per camminare a testa alta nella vita. John Blackthorne è comprensibilmente disorientato dal mondo che lo circonda. Tradizioni, consuetudini e leggi incomprensibili lo tengono imprigionato in quella terra. Ma, allo stesso tempo, esercitano su di lui un oscuro fascino.

Nella pazienza di “ascoltare senza sentire” – una virtù sconosciuta alla mia cultura occidentale – ho trovato la forza di guardare al domani con fiducia, di camminare a testa alta nella vita.

Il caso non esiste

Qualche giorno fa, su suggerimento di Simone, mio figlio piccolo, ho deciso di immergermi nuovamente nel mondo di Kung Fu Panda. Mentre ci prepariamo per vedere il quarto capitolo al cinema, mi sono reso conto di quanto questa serie animata abbia un significato speciale per me. Amo profondamente Kung Fu Panda, non solo per la sua trama avvincente e i personaggi affascinanti, ma anche per i ricordi e i legami che porta con sé.

C’è qualcosa di magico nei cartoni animati che affondo nel mio cuore. Sono cresciuto con storie di avventura e coraggio, da “La Spada nella Roccia” a “Mulan”, e ogni volta che torno a questi mondi, sento un’energia rinnovata, un’ispirazione che mi spinge a credere in me stesso e nei miei sogni, che mi connette profondamente al bambino dentro me.

Kung Fu Panda è speciale perché parla di accettazione di sé, di superare le proprie insicurezze e trovare la forza interiore. Nel primo film, il tema centrale è che il destino è ciò che noi facciamo, non qualcosa di predeterminato. Questo messaggio diventa ancora più forte quando per caso, proprio nel giorno della festa del papà vediamo proprio kung du panda 2 : il tema del rapporto padre-figlio è toccante e non è una caso no ? Non può esserelo.

Mi sono ritrovato ad empatizzare profondamente con Po mentre affronta il suo passato e cerca di capire chi è veramente. Il legame con suo padre adottivo, papà papera, è tenero e commovente, e mi ha fatto riflettere sui legami familiari nella mia vita, il mio essermi sentito abbandonato ed in fondo adottato.

Una scena che mi ha particolarmente colpito è quando Po sceglie di non vendicarsi, anche se Shen potrebbe aver preso la vita dei suoi genitori. Questo atto di perdono e compassione parla del cuore puro di Po, e mi ha fatto riflettere sulla mia propria capacità di lasciar andare l’odio e abbracciare l’amore.

Le parole di odio che mi sono state rivolte, le ferite emotive che ho provato, sono parte del mio viaggio. Ma così come Po sceglie la via della pace interiore, anch’io cerco di trovare la serenità attraverso l’amore e la comprensione.

Se penso ad i legami in questo film sicuramente penso al fatto che mi sono state rivolte parole d’odio in più forme e non lascio che mi feriscano. “Tu non mi conosci più, non sai più chi sono”, è stato detto come se l’amore profondo che provavo per quella persona fosse stato negato, come se il legame che avevamo condiviso non contasse più, ne fosse contato in quanto quella persona non c’era più. E quando ho sentito “Si vedeva che stavo proprio male in quel periodo perché non sei neanche il mio tipo”, non perchè ci credessi ma perchè una persona che diceva di tenerci colpisce dove sa proprio di colpire: sulle mie insicurezze. Allora che amore è ? Mentre io le auguro il meglio ad esempio.

Mi rendo conto che non è attraverso l’odio che troverò pace. Proprio come Po ha scelto di non vendicarsi, anch’io scelgo di non lasciare che l’odio prenda il sopravvento. Il legame che ho con queste persone, sia che abbiano amato e poi lasciato o abbiano scelto di rivolgermi parole crude, è parte del mio percorso: è parte del nostro percorso.

Forse, proprio come dice il film, non esiste il caso. Eravamo destinati ad incrociarci, a condividere momenti di amore e di dolore. Ma attraverso questi incontri, abbiamo imparato e siamo cresciuti. Ecco perché scelgo di concentrarmi sull’amore, sulla compassione e sul perdono. Perché è solo attraverso l’amore che possiamo trovare la vera pace interiore.

Ti auguro pace.

sei ovunque

Sentivo il desiderio di cancellare ogni momento di solitudine con la tua immagine perché temevo di non trovare conforto altrove.

Sentivo il bisogno di annegare i miei pensieri nella tua voce anche se sapevo che ogni tua parola era solo un altro nodo che si stringeva intorno alla gola.

Sentivo che la mia felicità dipendeva dalla tua presenza costante e ignoravo che stavo costruendo la mia prigione desiderando di essere prigioniera di te.

E’ normale

È NORMALE

Dovremmo imparare a normalizzare le paure.
A normalizzare le difficoltà.
A normalizzare le sfide quotidiane.

Se pensiamo di dover fare sempre tutto bene,
Se pensiamo di dover essere sempre al meglio,
Se pensiamo che se tutto non va liscio sarà un problema,
Se pensiamo che se si materializza quella situazione difficile io probabilmente non sarò all’altezza o non avrò le capacità per affrontarla…

Allora sì che diventerá pesante gestire ogni più piccolo ostacolo che si frappone nel mio cammino.

Non mi stancherò mai di dire che:
È normale avere paura,
È normale convivere con l’ansia nella pancia prima di una prestazione,
È normale non capirsi con l’allenatore,
È normale che per giorni quella cosa non ti venga più,
È normale avere dei momenti bui,
È normale che ti tremino le gambe quando ci tieni,
È normale fallire, perdere, sbagliare.
Anche in modo eclatante.

Quello che “non è normale”, è pensare che:
non ce la farai mai,
non vali,
non sei abbastanza,
non puoi più recuperare,
forse dovresti smettere o mollare,
adesso crolla il castello e dovrai ricominciare da capo,
hai perso la tua occasione,
chissà cosa penseranno di me,
hai sbagliato tutto,
non è la tua strada.

Quando impariamo che “è normale” sentirsi così, impareremo anche
che passerà,
che possiamo chiedere aiuto,
che la vita è pazienza,
che questa condizione di difficoltà non durerà per sempre,
che è proprio nelle sfide che posso allenare nuove risorse,
che lì fuori ci sono persone che mi amano esattamente per quello che sono e che non se ne vanno se cado.

Quelle persone, quelle poche persone, ci sono e ci saranno sempre.
Sono disposte a tendermi la mano, ad aiutare a rialzarmi e a dirmi:

“Hey, è normale.”

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