E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.
Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.
Non ci sarai, eppure ci sei
Ci sono parole che sembrano scritte con l’inchiostro delle assenze più vere.
Eppure… mentre leggevo, ho pensato a te.
A come ci si può ricordare di qualcuno anche quando ci si impone di dimenticarlo.
A quell’angolo dove, per un periodo della mia vita, speravo di vederti spuntare.
Al menù sfogliato in due, ai posti “tutti occupati” che diventavano occasione per riderci su.
Ho pensato a quanto sia strano sentirsi pieni di mancanza.
Questo testo è una dedica a ciò che rimane quando nulla è rimasto.
È per te, che non ci sei da tanto ma che, come una piccola eco, riesci ancora a bussare piano ai miei pensieri.
E io, lo ammetto, continuo ogni tanto a fermarmi a quell’angolo, in quel parco, su quella pachina anche se so che non ci sarai.
Perché ci sono assenze che lasciano una presenza sottile, come polvere di luce.
E a modo loro, restano.